martedì 7 agosto 2012

Il pranzo contronese

Ogni estate ci s'imbarcava in qualche maniera, verso sud. Negli anni i mezzi erano spesso cambiati. L'auto senza radio di papà, un furgoncino color panna che ci caricava tutti, qualche volta il treno. Raggiungere Controne, un semisconosciuto paesino tra i Monti Alburni, nel salernitano, era in ogni caso un'avventura. Per un periodo i miei non scesero più, così un anno io, lo zio Antonio e mia nonna salimmo su un interminabile intercity. Non era la prima volta per loro ma lo zio, professionista nell'arte dell'appisolamento, aveva già avuto cattive esperienze nei vagoni letto. Il suo russare fragoroso, instancabile, denso d'apnee, aveva, difatti, seminato il panico tra gli sventurati compagni di cuccetta. In quest'occasione la nostra preferenza si rivolse, pertanto, verso un semplice posto prenotato. Certo, lo zio Antonio, beato lui, dormiva ovunque e comunque. Controne era come tornare a casa. Tra quei monti era semplicemente "'o pittò". Dipingeva, mangiava e ronfava, quasi sempre nel raggio di una ventina di metri dal piccolo monolocale che avevamo ereditato dal nonno. Ci capitava, ogni tanto, anche qualche invito a pranzo da parenti o amici. I pranzi contronesi iniziano presto, verso mezzogiorno-mezzogiorno e mezzo e durano almeno un paio d'ore. Si sfora solo in occasione di festività come San Donato, patrono del paese, con la "pizza dolce", che giunge in tavola anche alle quattro del pomeriggio. La pizza dolce è una torta enorme, alta almeno trenta centimetri, con strati alternati di pan di spagna, crema semplice e al cioccolato. Glassata. Ma andiamo con ordine. Normalmente, un pranzo festivo contronese è costituito da tre-quattro portate. E' la quantità di cibo che è industriale. Per realizzare l'antipasto è necessaria una strage di maiali e mozzarelle a pioggia. Due o tre etti di pasta ognuno, inondati di sugo e pecorino. Piccantissimi. E tanta, tantissima carne. In particolare quando hai un altro zio macellaio. I pranzi contronesi sono il pasto unico della giornata, in controtendenza sui presunti cinque consigliati nelle diete moderne. A cena il contronese mangia poco. Formaggio, un paio di mozzarelle di bufala, qualche fetta tagliata grossa di prosciutto, l'immancabile assaggio di ciambottola, una specie di peperonata che galleggia nell'olio. Delicata. Fino a vent'anni reggevo quest'alimentazione tranquillamente. Non c'è da stupirsi se poi io fui costretto a continue diete e lo zio Antonio pagò pesantemente un affaticamento di tutto l'organismo, aggravato da un irrefrenabile passione per il fumo.

Mauro Malaspina (23 febbraio 2006)

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